





Io non volevo essere Ofelia
di e con Maria Luisa Usai e i partecipanti al Lab
lab partecipativo+performance site specific
con il sostegno
di Teatri Peregrini 2019 e Carovana SMI nell’ambito di Accademia del Tempo 2021
foto Fausto Ligios e Franco Casu
di e con Maria Luisa Usai e i partecipanti al Lab
lab partecipativo+performance site specific
con il sostegno
di Teatri Peregrini 2019 e Carovana SMI nell’ambito di Accademia del Tempo 2021
foto Fausto Ligios e Franco Casu
Una
performance itinerante che parte dalla terra e arriva all’acqua, un
viaggio performativo che decostruisce l’archetipo di Ofelia,
rivendicando un finale alternativo alla storia conosciuta.
Lo spettacolo coinvolge, attraverso un laboratorio multidisciplinare e intergenerazionale, persone differenti che prendono parte a un disegno collettivo.
Prende forma così una via crucis per tappe performative che si situa nel paesaggio, e trasforma il ruscello shakespeariano nel mare Mediterraneo. A partire dalla figura della donna che diviene folle e muore per colpa di un uomo presunto pazzo, scomponiamo il mito, facendo diventare la donna che soccombe la persona che riafferma il suo destino, a proprio modo, con comicità e tragedia. Ofelia si smaterializza e diventa bambina, uomo, attrice, anziana, folle natante.
Lo spettacolo coinvolge, attraverso un laboratorio multidisciplinare e intergenerazionale, persone differenti che prendono parte a un disegno collettivo.
Prende forma così una via crucis per tappe performative che si situa nel paesaggio, e trasforma il ruscello shakespeariano nel mare Mediterraneo. A partire dalla figura della donna che diviene folle e muore per colpa di un uomo presunto pazzo, scomponiamo il mito, facendo diventare la donna che soccombe la persona che riafferma il suo destino, a proprio modo, con comicità e tragedia. Ofelia si smaterializza e diventa bambina, uomo, attrice, anziana, folle natante.